La coppia viva: come mantenere vivo l’amore nel tempo
Ognuno di noi, naturalmente, ha una sua idea di che cosa sia l’amore. Ogni persona attua un particolare tipo di investimento amoroso e questo cambia nel corso della vita a seconda dell’esperienza che sta vivendo, della propria storia personale, dell’età e di altri fattori.
Credo che sia dal più profondo di noi stessi che nasca l’investimento amoroso sull’altro. Ed è proprio dall’investimento sull’altro, che possiamo capire, cogliere chi noi siamo veramente.
Questo è il vero obiettivo del mettersi insieme amandosi profondamente, del volersi bene autentico: poter crescere e scoprire il nostro Dentro. Molto spesso, però, c’è bisogno di tempo, occorre pazientare, per questo l’amore di coppia dura nel tempo.
Ma procediamo con ordine.
Facciamo un passo indietro, o meglio ampliamo lo sguardo, per un momento, alla società del presente.
Diventare coppia, nell’attuale contesto culturale, implica dinamiche relazionali abbastanza differenti da quelle che entravano in gioco qualche decennio fa. La società post-moderna, dai legami “liquidi”, come è stata definita da Bauman, richiede alla coppia un nuovo modo di stare insieme e un “adattamento creativo” eccitante, e rischioso. Ogni persona, avverte come esigenza primaria il desiderio di autorealizzarsi e di vivere la propria soggettività; nonostante ciò, continua a cercare il compagno /a della vita, magari pensando che non sarà una scelta definitiva.
Nel’ attuale momento storico stiamo vivendo una massiccia influenza della Rete sulle nostre vite. Il termine Rete indica un contesto in cui è possibile con pari facilità entrare e uscire; in rete connettersi e sconnettersi sono entrambe scelte legittime. E le connessioni possono essere interrotte, prima che diventino sgradite.
Insomma, i legami devono essere allentati, di modo che si possano sciogliere senza troppe lungaggini, non appena ci siano promesse di” essere più soddisfatti e appagati”.
Per la nostra mente e soprattutto per le nostre fantasie, l’invisibile spesso attrae, affascina e promuove molte più fantasie del visibile.
E per questo che la realtà invisibile di Internet attiva fortemente fantasie e proiezioni.
Tuttavia, come sappiamo bene, possiamo conoscere il reale solo attraverso i nostri sensi e la nostra mente, secondo una visione del mondo soggettiva, in attesa di una (non sempre possibile) verifica oggettiva, cioè di una con(di)visione.
La solitudine genera spesso insicurezza, e altrettanto sembra fare la relazione sentimentale. Ecco, allora, che molti pensano di risolvere il problema con quelle che vengono chiamate “relazioni tascabili”; chiamate così perché “Le tieni in tasca di modo che puoi tirarle fuori all’occorrenza “.
Sempre più assistiamo a relazioni in cui ciascuno preferisce tenersi il proprio appartamento, conto in banca e cerchia di amici e si condivide tempo e spazio solo quando se ne ha voglia.
Troppo spesso abbiamo paura a legarci profondamente, perché temiamo i nostri sentimenti di solitudine, perché viviamo nella paura della separazione. Se viviamo con questa paura, quando arriva il momento in cui dobbiamo essere particolarmente veri con noi stessi, non vogliamo esserlo per paura di essere lasciati soli. E questo è il potere che diamo agli altri. Il massimo che possono farci è di lasciarci o abbandonarci e qui sta la chiave per l’intera problematica della morte.
Il nostro benessere si basa sulla capacità di trovare la propria identità all’interno di due paure esistenziali: la paura della vita e la paura della morte. I modi in cui sono vissute queste paure determinano: la fobia dell’autonomia – connessa alla paura della vita- e la fobia dell’appartenenza-connessa alla paura della morte.
Anche nel rapporto di coppia il disagio si esprime nella difficoltà di conciliare questi due bisogni: l’autonomia e l’appartenenza.
Vi sono innumerevoli modi di “costruire” una coppia. Ma sia pure con diverse sfumature, possiamo ridurle a due stili relazionali opposti.
Il primo stile rimanda alla “Fobia dell’appartenenza” ed è intriso di sfiducia nel legame: dà vita a quelle che possiamo chiamare coppie “simmetriche”. In queste coppie, ogni partner vive come prioritario il bisogno di autorealizzazione, di essere fedele a sé stesso, ai propri valori e desideri, per cui trova difficile stare con l’altro, condividere il proprio mondo, le proprie scelte. In queste coppie prevale spesso l’ansia di perdere la propria individualità.
Il secondo stile di coppia, che deriva dalla fobia dell’autonomia, è contrassegnato da un clima relazionale in cui è prioritario il bisogno dell’altro. Possiamo chiamarle “coppie complementari”.
In queste coppie si respira un senso di condivisione e di completezza. Si ha l’impressione che la scelta del partner abbia prodotto un effetto “riparatorio” di precedenti ferite.
Questi due stili di coppia, così diversi, hanno in realtà un destino evolutivo comune. In altre parole, la coppia deve attraversare la crisi del cambiamento per poter evolvere da uno stadio iniziale a uno nuovo, più pieno: la coppia si evolve se riesce a non rimanere cristallizzata in uno schema relazionale rigido ed è capace di rischiare modalità nuove, sperimentando disagi, pericoli, l’eccitazione di nuovi percorsi. Deve diventare una coppia flessibile.
Ma quando è che possiamo parlare di coppia?
Qual è lo specifico della coppia?
Perché due persone che si amano decidono di mettersi insieme?
Lo psicoanalista Michele Minolli risponde così: “Noi che ci amiamo è il convergere di Due Io che amo te. Due “Io” che scelgono di coinvolgersi nel Noi dell’amore.
In primis considero la coppia come uno specifico tipo di investimento amoroso tra due persone;
In secondo luogo, la coppia è un’unione fondata su legami di natura sessuale;
Terzo requisito, la condivisione di legami di natura affettiva.
Quarto elemento è la stabilità del legame. Quindi, possiamo parlare di coppia, quando i Due Soggetti hanno un progetto che li proietti in una temporalità futura, quando ciascuno decide di “spendersi” in qualcosa che va oltre ciò che è presente, ma li proietti verso un futuro da condividere.
Ma cosa si intende per “Benessere di coppia”?
Quando è che una coppia diventa viva?
Quando tra i Due Soggetti ci si Riconosce Reciprocamente e in cui diventa possibile sperimentare “la propria soggettività in presenza dell’altro”. (J. Benjamin)
“Io non sono più solo Io, ma sono Io in relazione a Te e nello stesso tempo percepisco Te in relazione a me”. È questo riconoscimento reciproco che integra il senso del NOI.
Il riconoscimento è un bisogno soggettivo, un desiderio di conferma da parte dell’altro in quanto esperienza e fonte di convalida di un proprio stato d’animo. In che cosa consiste riconoscersi reciprocamente?
Significa che io influenzo te e vengo influenzato da te, vedo che le mie intenzioni hanno un impatto su di te e questo vuol dire che io sono importante per te.
Significa che condividiamo sentimenti e ci rimandiamo la nostra conoscenza reciproca, in questo modo abbiamo una consapevolezza condivisa.
- Benjamin introduce l’idea del Terzo come soluzione ai crolli del “chi agisce- e del chi è agito”. Il Terzo indica “la posizione in cui riconosciamo implicitamente l’altro come un soggetto simile, un essere che possiamo sperimentare come separato da noi, con un’altra mente, con il quale è possibile condividere sentimenti ed intenzioni”. In altre parole, l’altro non è un oggetto di bisogno o di scarico da gestire all’interno della nostra mente. (Benjamin)
Possiamo paragonarlo a quel fattore indispensabile per la fotosintesi, la luce del sole che fornisce alla pianta l’energia necessaria.
Due persone si mettono insieme per aiutarsi a crescere, anche se non ne sono sempre consapevoli. Se sei in coppia, ti metti in gioco e non sei più autoreferenziale.
Chi è dunque la Coppia viva?
La coppia viva è quella coppia che ha sviluppato un “Dentro comune” che la unisce.
Cos’è questo Dentro? C’entra con l’intimità, come osserva il filosofo F.Jullien.
Sono intimo con te, ti ho aperto il più dentro di me.
“Intimità è il maggior interno, attraversato da una tentazione di ignoto e di abbandono.”
Esistono persone, anche sposate, che non sono mai entrate in intimità. Hanno vissuto per anni l’una accanto all’altra, ma non con quel dentro profondo che li unisce. L’altro è diventato un essere familiare ma non intimo.
L’intimità è uno stadio che si raggiunge.” È lo slancio.”
Un gesto intimo è sempre nuovo, non si esaurisce, altrimenti non è più intimo, ha perso d’efficacia.
Due tratti caratterizzano il gesto intimo: da un lato implica un’intenzionalità, dall’altro, può esistere solo se l’altro acconsente.
Ciò che rende possibile l’intimità è che non ci siano più mire né progetti sull’altro, cioè che si liberi la relazione da qualsiasi finalità.
Nell’intimità non voglio più conquistarlo, farne l’oggetto del mio desiderio, ma sono felice per il fatto di essergli vicino.
L’intimo contribuisce fortemente a creare il legame tra me e l’altro.
L’intimo ci permette di mantenere viva la relazione. E la relazione si approfondisce, l’amore si approfondisce. L’intimo è al confine tra amore come Agape e amore come Eros. L’ intimo è la tenerezza, la dolcezza, la delicata sensorialità.
L’amore è apertura, non aggrapparsi.
L’intimo produce anche responsabilità: o si osa o non si osa. Il Soggetto o si apre o non si apre. Una relazione d’amore può svilupparsi e vivere nel tempo, grazie all’intimo. Il Noi che si crea a partire tra Due Sé che hanno una certa confidenza con la propria solitudine. Il legame d’amore è molto spesso l’incontro tra due solitudini. E affinché l’amore possa durare nel tempo, occorre che i due conservino un po’ di distanza, di spazio, per poi riaprirsi in presenza dell’altro e con l’altro.
Nella mia esperienza professionale ho riscontrato che le coppie più capaci di mantenere viva la fiamma sono quelle a cui non dispiace che un po’ di mistero si frapponga tra loro. E, pur essendo monogami sotto il profilo del comportamento, riconoscono che la sessualità dell’altro non è di loro proprietà.
Solo se si esce dall’illusione che il partner può riparare le nostre delusioni e le nostre ferite, ci si accorge che l’essere delusi e il ridecidere la scelta iniziale sono tappe inevitabili in ogni percorso evolutivo di coppia.
Occorrono perseveranza e molti anni per venire a conoscenza, appropriarsi e arricchirsi del proprio dentro che viene fuori nel rapporto con il partner. È questo il vero amore che merita di durare nel tempo.
Dice un detto Ebraico:” Se non sei tu a prenderti cura di te, chi vuoi che lo faccia? Ma se ti prendi cura solo di te stesso come gusterai il segreto della vita?”.